Bruno D'Amicis - L'immagine raccontata: le piramidi di terra di Segonzano, Trentino


Torrioni di terra, sovrastati da massi di porfido, che svettano sopra gli alberi, sfidando le leggi della gravità. Le piramidi di Segonzano, nella Val di Cembra in Trentino, sono in assoluto uno dei luoghi più stupefacenti che io abbia avuto la fortuna di visitare in Italia. L'azione combinata dell'erosione dell'acqua su depositi morenici lasciati da antichi ghiacciai e il peso dei massi che ha compattato la terra sottostante è all'origine di queste bizzarre e affascinanti sculture naturali. Questa è la spiegazione geologica, ma certo non stupisce il fatto che fino a qualche decennio fa, le persone ne attribuissero la nascita al diavolo piuttosto: sembrava impossibile altrimenti spiegare l'esistenza di questi enormi funghi terrosi. 

Sebbene siano il vanto e il fiore all'occhiello del paese di Segonzano, che giustamente ne va fiero, queste piramidi stanno lentamente scomparendo. Il tempo che scorre, i capricci del clima, il recupero della vegetazione sono tra i tanti fattori che contribuiscono al loro degrado. Non c'è tempo da perdere, quindi, se volete vedere di persona queste meraviglie della natura italiana!

Consapevole di tutto questo, durante la mia seconda missione in Trentino, nell'Ottobre 2015, sono arrivato a Segonzano con il desiderio di creare un'immagine diversa, fresca e forte allo stesso tempo, che onorasse l'unicità di queste piramidi e facesse quasi percepire all'osservatore la vertigine di trovarsi al loro cospetto.

Muoversi in questa zona però non è affatto sicuro. Il terreno è franoso e assai instabile. È assolutamente vietato (e a ragione!) abbandonare le passerelle e le paratie costruite allo scopo di visitare l'area e che permettono di ammirare in sicurezza i torrioni, ma che non permettono di variare molto l'inquadratura e, se vogliamo, privano un po' dell'ebbrezza di guardare nel vuoto... Come risolvere tutto ciò? Devo ringraziare l'esperienza e l'intuito del caro Daniele Lira, fotografo trentino d'eccezione, alpinista e mia guida preziosa in questa missione. Egli mi ha proposto di assicurarmi con delle robuste corde d'arrampicata per permettermi di sporgermi nei pressi di una delle piramidi più famose per inserire nella composizione anche la voragine alla sua base. L'obbiettivo grandangolare utilizzato ovviamente ha accentuato questa prospettiva. Il tocco finale è stato fotografare nel momento esatto in cui i primi raggi del sole al mattino hanno raggiunto il vertice della piramide. 
Volevo una foto in cui i toni caldi dell'arenaria illuminata e del bosco autunnale contrastassero con la luce azzurra delle zone d'ombra. Essere al posto giusto nel momento giusto è una delle regole d'oro della fotografia e non ha nulla a che vedere con la fortuna: nei giorni precedenti avevo già esplorato a fondo l'area appuntando visivamente gli scorci più interessanti e l'orario migliore in cui effettuare poi le riprese.