Luciano Gaudenzio - L' Immagine raccontata: Il Paesaggio Naturale, la Lessinia, Verona, Veneto

Quando sono partito per questa missione pensavo di poter fare a meno di fotografare i casolari e le centinaia di stalle e malghe che avevo visto nelle immagini trovate in rete, segno intangibile della preziosa secolare attività dell'uomo e caratterizzanti questo territori;  dopo le prime due giornate sul campo con intense nevicate e quasi sempre circondati dalle nuvole e da un forte vento, alla sera, riguardando le immagini, mi sono accorto che anche non volendole far comparire, cercando quasi sempre di escluderle dalle mie immagini, in tante di esse, questi casolari comparivano, quasi mi volessero parlare di qualcosa di importante, quasi a dire, siamo qui da centinaia di anni!


Riflettendoci sopra sono arrivato alla conclusione che questo luogo non può essere raccontato senza le costruzioni che lo contraddistinguono, sono talmente una parte integrante del paesaggio che non documentarli finirebbe per stravolgere un qualsiasi racconto per immagini.

E se anche il lupo, tornato qui da pochi anni e presente ora con due branchi vitali, ci passa tranquillamente accanto ogni giorno e alle volte trova riparo dalle burrasche di neve che spesso si abbattono su queste valli e montagne, davvero dovremmo fare un'attenta considerazione sul significato di "paesaggio naturale".

Maurizio Biancarelli - Attraverso le stagioni: Il Parco regionale del Monte Cucco


Alba sul massiccio del Monte Cucco
Ho frequentato per anni, in ogni stagione, ad ogni ora del giorno e della notte, questo massiccio calcareo isolato, a cavallo tra Umbria e Marche, a poco più di mezz’ora da casa mia.
Il monte Cucco è un bel posto, ricco dal punto di vista naturalistico, con una delle grotte più profonde d’Italia, un canyon mozzafiato, faggete antiche con alberi imponenti.
Non mancano testimonianze della presenza umana nel corso dei secoli: abbazie ed eremi, come quello camaldolese di San Girolamo, un vero nido d’ aquila appoggiato a  spettacolari pareti calcaree a strapiombo sulla Forra del Rio Freddo. Un posto da brivido, unico.

Forra del Rio Freddo ed Eremo di San Girolamo
Il suo primo abitatore fu il Beato Tommaso da Costacciaro che vi dimorò per molti anni fino alla sua morte, avvenuta nel 1337. Fu costituito eremo nel lontano 1520, sotto Papa Leone X. Attraverso varie vicissitudini l’eremo è arrivato fino a noi e ora, restaurato, è di nuovo abitato dai frati e stupisce chi risale i sentieri della montagna con l’arditezza della sua collocazione. 
Una montagna appenninica dall’ altezza non certo vertiginosa il Monte Cucco, ma con tutte le carte in regola per essere preso in considerazione per l’Altroversante.
In un certo senso l’ho tenuta in serbo per il nostro progetto, pensando di mostrarla nelle sue diverse vesti, nel corso delle stagioni. La vicinanza e la conoscenza del luogo mi hanno consentito di realizzare un progetto di ampio respiro, che comprendesse le varie stagioni, le diverse atmosfere, i diversi umori di un paesaggio montano che considero un po' come il balcone di casa.
Nel monte Cucco  ci sono angoli speciali, veri e propri giardini segreti, che poi segreti non sono, quelli cioè a cui sono più affezionato per motivi vari. Uno è sicuramente il Bosco delle Cese. 
Non molto esteso, colpisce per la presenza di faggi secolari dai tronchi contorti, spesso cavi, un vero bosco degli elfi. Ha carattere e ammalia nonostante le sue dimensioni ridotte e la vicinanza alla strada che sale verso la vetta. Questi faggi dai tronchi impressionanti venivano un tempo capitozzati, cioè tagliati, meglio dire mutilati a circa due o tre metri di altezza; pratica invasiva e, per fortuna, da tempo abbandonata.


Il Bosco delle Cese

La buona estensione di faggete mature resta uno degli aspetti naturalistici più importanti del parco. 
Purtroppo la realizzazione di un insediamento turistico negli anni sessanta/settanta del secolo scorso, quelli dei tanti danni perpetrati all'ambiente sotto l'euforia del boom economico, ha rovinato una parte delle fustaie della Val di Ranco, ma nel resto della montagna la situazione è di solito migliore.
Da non dimenticare la presenza di spettacolari fenomeni di carsismo, come le note grotte a sviluppo verticale che scendono ramificandosi per oltre 900 metri nelle viscere della montagna e la forra del Rio Freddo, scavata dalle acque del torrente omonimo su imponenti pareti di calcare massiccio, che viste dal basso ti fanno sentire piccolo e indifeso.
Qui vegeta una flora interessante come la primula orecchia d’orso Primula auricula e l’alloro, Laurus nobilis allo stato spontaneo, un relitto del Terziario che sopravvive grazie al microclima favorevole del canyon.
La fauna appenninica nel parco è ben rappresentata, con la presenza ormai stabile del lupo.
Nel versante meridionale la Spaccatura delle Lecce, le sue ripide pareti su cui si abbarbicano scuri cespugli di leccio ed i boschi misti con ornielli, aceri, querce che la circondano sono mete che non dimentico di visitare in autunno, quando sento la voglia di tuffarmi nella pace senza tempo della stretta valle, e mi godo caldi contrasti di colore e  languide suggestioni autunnali che si rinnovano anno dopo anno.


La Spaccatura delle Lecce circondata da boschi misti in veste autunnale

Val di Ranco e le sue faggete in inverno, sullo sfondo il Monte Catria


L’ elemento che, da fotografo, più mi colpisce è l’estrema variabilità delle condizioni meteorologiche, che garantiscono possibilità infinite per scattare fotografie. Il monte Cucco svetta solitario  ed è  esposto ad ogni tipo di venti, che di volta in volta generano condizioni meteo diverse e molto variabili. 
D’inverno, quando soffia il grecale, le temperature cadono a picco e gelo e neve si abbattono in men che non si dica sulla montagna. È il momento giusto per foto invernali, con la calaverna che impreziosisce di ricami fiabeschi rocce, rami e tronchi dei faggi. 
In certi anni buoni, ormai sempre più rari, il fenomeno può essere veramente spettacolare, con il ghiaccio che raggiunge parecchi centimetri di spessore.
Anche in pieno inverno può comunque succedere l'esatto contrario quando, con l'aria mite portata dal vento di scirocco, in poco tempo scompare uno strato di neve consistente.
Tutta l’area collinare che circonda il Monte Cucco, sia dal lato marchigiano che da quello umbro, è scarsamente abitata ed ha mantenuto caratteristiche ambientali e paesaggistiche poco mutate da secoli. Siepi, querce camporili e boschetti ornano ancora piccoli appezzamenti coltivati, creando un ecosistema ricco di biodiversità, un ambiente secondario ormai sempre più raro che costituisce una sorta di porta d’ingresso al parco montano.

Vista sulle Marche dal Monte Cucco all'alba