Maurizio Biancarelli - Sasseto un bosco da favola



Chi di noi non ha provato brividi lungo la schiena quando, da bambini, le favole ci trasportavano in luoghi reconditi e oscuri, in selve sconosciute e impenetrabili, avvolte dalla nebbia e dall’oscurità? 
Gli alberi smisurati dai rami contorti e muscosi protesi come mani adunche, erano là, pronti a ghermire i malcapitati che avessero avuto l’ardire di attraversare il loro regno.
Quei boschi esistono solo nella fantasia degli scrittori di fiabe, ma nel Lazio, in Alta Tuscia ce n’è uno che esiste davvero: il bosco di Sasseto. 
Un ammasso caotico di massi vulcanici ricoperti di muschi e felci, alberi monumentali che sprofondano le loro radici da secoli nel terreno umido e fertile. 
I tronchi sono enormi e i rami contorti, anche se non ghermiscono nessuno e,  anzi,  camminandoci vicino, trasmettono una sensazione di forza e rigoglio che non ha paragoni e sembra proprio di avere ritrovato, magari per il tempo di una passeggiata, l’età lontana dell’infanzia.
Non è la prima volta che visito Sasseto, ma è stato eccitante farlo ancora per L’Altro Versante e il Bosco Antico non mi ha deluso neanche stavolta.





19 aprile 2014
Quando parto da Gubbio sta piovendo, ma la pioggerella leggera diventa temporale in prossimità di Torre Alfina e della mia meta, il Bosco di Sasseto. 
Non mi dispiace, anzi è proprio quello che cercavo, spero solo che gli scrosci ora si prendano una tregua e mi lascino lavorare in pace. 
Nel bosco  la pioggia è cessata, anche se le gocce continuano a cadere dalle chiome  con un fruscio costante e leggero. 
I muschi rigonfi d’acqua sono belli più che mai e la luce diffusa ne esalta i toni verdi.
Guardo attorno, mai visto un verde così, è incredibile, sembra che tutti i verdi della terra abbiano deciso di darsi appuntamento qui per fare bella mostra di sé, uno accanto all’altro. 
Veli di nebbia si spostano tra i tronchi, indugiano, si sollevano piano dai tronchi verso le chiome. 
Tutto trasuda umidità e, quando anche il sole del tardo pomeriggio fa un timido capolino tra i rami alti, mi sposto veloce per cercare di inserire quei fasci di luce che   penetrano la bruma e vivificano l’oscurità che si sta piano piano impadronendo della foresta.
Direi proprio una bella accoglienza, l’atmosfera è delle migliori e questo mi rende euforico e concentrato. 
Mi muovo rapido cercando di raggiungere il punto più favorevole, quello dove la nebbiolina indugia, ma quando arrivo è sempre troppo tardi. La nebbia sembra dissolversi quando mi avvicino: appare e, come per incanto, sparisce. Sembra decisa a prendersi gioco di me.
Non mi resta che rallentare il ritmo, cerco di correre di meno e di mettermi più in sintonia con la magia che mi circonda. 
Riadeguarsi al ritmo della natura, evitando la fretta, non è la formula migliore per stimolare la propria visione? 
Calma, mi dico,  guardati intorno e goditi il bosco, le foto arriveranno.



28-29 aprile 2014

Ho seguito le previsioni e sono tornato quando garantivano pioggia e nuvole. Voglio fotografare così Sasseto, avvolto da luce diffusa e mistero. Stavolta però la pioggia è assai più insistente e mi costringe a una sosta prolungata nel camper.
Durante la notte cessa finalmente il ticchettio sul tetto del furgone e  al mattino trovo condizioni simili alla volta precedente, umidità e buona luce. Il bosco che mostra il suo volto migliore. 
Felci e muschi rigogliosi in ogni angolo e poi giganti dai tronchi incredibili e una quantità di alberi morti che giacciono al suolo, dove verranno lentamente decomposti. Sasseto è infatti un bosco lasciato all’evoluzione naturale e il lento, sapiente ciclo delle piante viene rispettato, non c’è intervento da parte dell’uomo.
Le specie presenti sono le più varie: lecci, cerri, tigli, faggi, carpini bianchi, agrifogli, castagni, aceri che si alternano contendendosi lo spazio verso la luce. 
Nei 50 ettari di bosco questo variegato campionario di specie vive fianco a fianco creando un verde, possente groviglio che si innalza da un ammasso caotico di rocce vulcaniche di grande forza e suggestione. 
Il marchese Edoardo Cahen, antico proprietario del castello che sovrasta il bosco aveva fatto creare una serie di sentieri e un tempietto goticheggiante nella parte bassa del bosco, ancora visibile. 
Ma il fascino di Sasseto sta tutto nei suoi giganti arborei. 
Veri testimoni del tempo, hanno attraversato i secoli e sono arrivati fino a noi più belli che mai. 
Un’occasione unica per camminare in un ambiente che può regalarci oggi l’emozione di scoprire come dovevano essere molte delle nostre foreste prima che l’uomo le utilizzasse su vasta scala, sfruttandole in maniera sistematica e alterandone la struttura originaria.